Nostra Signora del Cedro

Parrocchia Nostra Signora del Cedro

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

La Parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tu le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell’universalità della Chiesa. I laici devono abituarsi a lavorare nella Parrocchia intimamente uniti ai loro sacerdoti, ad esporre alla comunità della Chiesa i propri problemi e quelli del mondo e le questioni che riguardano la salvezza degli uomini, perché siano esaminati e risolti con il concorso di tutti; a dare, secondo le proprie possibilità, il proprio contributo ad ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria famiglia ecclesiastica
(Apostolicam Actuositatem n.10).

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale è espressione segno e strumento di promozione della comunione responsabile "dei membri" della Parrocchia, nel pluralismo del loro servizio alla missione di salvezza di Cristo. Ad esso compete lo studio e la promozione di tutte le iniziative ordinate alla nascita della vita cristiana nella comunità parrocchiale, con particolare riferimento ai tre settori fondamentali: catechesi, liturgia e carità.

NATURA E FUNZIONE

II Consiglio Pastorale Parrocchiale è un organo di comunione che, come immagine della Chiesa, esprime e realizza la corresponsabilità dei fedeli (presbiteri, diaconi, consacrati e laici) alla missione della Chiesa, a livello di comunità cristiana parrocchiale. È il luogo dove i fedeli, soprattutto i laici, possono esercitare il diritto dovere loro proprio, di esprimere il proprio pensiero ai pastori e comunicarlo anche gli altri fedeli, circa il bene della comunità cristiana parrocchiale: in tal modo esercitano nella Chiesa la missione regale di Cristo di cui sono stati fatti partecipi con i sacramenti del Battesimo e della Confermazione. La funzione principale del Consiglio Pastorale Parrocchiale sta pertanto nel ricercare, studiare e proporre conclusioni pratiche in ordine alle iniziative pastorali che riguardano la parrocchia.
In particolare è chiamato a:

  1. analizzare approfonditamente la situazione pastorale della parrocchia;
  2. elaborare alcune linee per il cammino pastorale della parrocchia, in sintonia con il cammino pastorale della Diocesi;
  3. offrire il proprio contributo in ordine alle attività del Consiglio Pastorale Zonale e del Consiglio Pastorale Diocesano;
  4. avere attenzione a tutte le questioni pastorali, non esclusi i problemi pubblici e sociali della comunità, la cui trattazione e soluzione appaiono necessarie per la vita della parrocchia;
  5. le questioni economiche della parrocchia di per sé sono di competenza del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (can. 537), tuttavia il Consiglio Pastorale sarà interessato a occuparsi anche degli aspetti economici, soprattutto dal punto di vista pastorale. In caso di decisioni relative a strutture della parrocchia, il Consiglio Pastorale è l'organismo che deve indicare soprattutto le linee orientatrici da adottare, lasciando al Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici l'impegno di occuparsi degli aspetti 'tecnici'.
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale «ha solamente voto consultivo» (can. 536 § 2), nel senso che la deliberazione consiliare deve necessariamente comprendere il voto favorevole del parroco. Per parte sua il parroco terrà nel massimo rispetto le indicazioni espresse dal Consiglio, specie se votate all'unanimità. Qualora il parroco non si senta, per gravi motivi, di dare la sua approvazione alle proposte votate dai consiglieri, il suo rifiuto (la cui motivazione verrà verbalizzata) non dovrà turbare lo spirito di comunione. Il parroco potrà comunque, salvo i casi d'urgenza, riproporre la questione fino a trovare il punto d'intesa. Qualora poi non venisse ricomposta la comunione operativa, si potrà ricorrere all'autorità superiore, perché con la sua diretta partecipazione aiuti il Consiglio a ritrovarla.

CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI

La Parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato
comunitario, fondendo insieme tu le differenze umane che vi si
trovano e inserendole nell’universalità della Chiesa. I laici devono
abituarsi a lavorare nella Parrocchia intimamente uniti ai loro
sacerdoti, ad esporre alla comunità della Chiesa i propri problemi e
quelli del mondo e le questioni che riguardano la salvezza degli
uomini, perché siano esaminati e risolti con il concorso di tutti; a
dare, secondo le proprie possibilità, il proprio contributo ad ogni
iniziativa apostolica e missionaria della propria famiglia
ecclesiastica (Apostolicam Actuositatem n.10).

Il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici è formato dal Parroco
e da alcuni fedeli scelti dallo stesso Parroco. E' l'organo di
collaborazione dei fedeli alla gestione amministrativa della Parrocchia.
 

NATURA E FUNZIONE

Il Consiglio Pastorale per gli affari Economici della Parrocchia (C.P.A.E.),
costituito dal Parroco in attuazione al can.537 del Codice di Diritto Canonico,
è l’organo di partecipazione dei fedeli alla gestione economica della Parrocchia.

Il C.P.A.E. ha i seguenti scopi:
  1. Coadiuvare il Parroco nel predisporre il bilancio preventivo della Parrocchia,
    elencando le voci di spesa prevedibili per i vari settori di attività e
    individuando i relativi mezzi di copertura.
  2. Approvare, alla fine di ciascuno esercizio,previo esame dei libri contabili
    e della relativa documentazione,il rendiconto consuntivo.Il Consiglio Pastorale
    Affari Economici è composto dal Parroco,che di diritto ne è il Presidente e da
    almeno tre fedeli laici,nominati dal Parroco,sentito il parere del Consiglio
    Pastorale o,in sua mancanza,di persone mature e prudenti;i Consiglieri devono
    essere eminenti per integrità morale,attivamente inseriti nella vita parrocchiale,
    capaci di valutare le scelte economiche con lo spirito ecclesiale e possibilmente
    esperti in economia. Durano in carica tre anni e il loro mandato può essere
    rinnovato.Non possono essere nominati membri del C.P.A.E. i congiunti del Parroco
    fino al quarto grado di consanguineità o affinità e quanti hanno in essere rapporti
    economici con la Parrocchia.

OBIETTIVI

  • Approvare alla fine di ogni anno, previo esame dei libri contabili
    e della relativa documentazione, il rendiconto consuntivo.
  • Coadiuvare il Parroco nel predisporre il bilancio preventivo della
    Parrocchia elencando le voci di spesa prevedibili per i vari settori
    di attività ed individuando i relativi mezzi di copertura.
  • Esprimere parere sugli atti di straordinaria amministrazione quali
    l'aquisto di beni immobili;
  • L'esecuzione di lavori di ristrutturazione e di manutenzione straordinaria;
  • L'accettazione di donazioni, eredità, legati;
  • La cessione in uso, a qualsiasi titolo, di locali pertinenti al complesso
    parrocchiale a privati o associazioni.

MEZZI

  • Del Consiglio devono far parte persone mature e prudenti,
    attivamente inserite nella vita parrocchiale, capaci di
    valutare le scelte economiche con spirito ecclesiale e
    possibilmente esperti in diritto o in economia.
  • Nominare il segretario a cui spetta, sia inviare la
    convocazione delle riunioni e sia stilare il verbale
    delle riunioni ed aver cura del registro dei verbali.
  • Incontri periodici ogni due o tre mesi.

ATTIVITA'

  • Esercizio finanziario della Parrocchia che va dal l gennaio al 31
    dicembre di ogni anno.
  • Formulazione del bilancio preventivo che, dal Parroco, sarà poi
    inviato al Vescovo per l'approvazione.
  • Aggiornamento annuale dello stato patrimoniale della Parrocchia.
  • Inventario dettagIiato dei beni mobili, sia preziosi, sia riguardanti
    i beni culturali, e delle altre cose.
  • Proporre iniziative per reperire risorse necessarie per la realizzazione,
    sia di attività pastorali che di lavori riguardanti il complesso parrocchiale.
 

GRUPPO CARITATIVO E CARITAS

La Parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tu le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell’universalità della Chiesa. I laici devono abituarsi a lavorare nella Parrocchia intimamente uniti ai loro sacerdoti, ad esporre alla comunità della Chiesa i propri problemi e quelli del mondo e le questioni che riguardano la salvezza degli uomini, perché siano esaminati e risolti con il concorso di tutti; a dare, secondo le proprie possibilità, il proprio contributo ad ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria famiglia ecclesiastica (Apostolicam Actuositatem n.10).
Il nostro Gruppo "Madre Teresa di Calcutta" non è una vera e propria Caritas Parrocchiale. Sappiamo bene che la Caritas Parrocchiale non è un gruppo caritativo, né un’associazione di volontariato, ma un organismo pastorale che ha il compito di educare tutta la comunità cristiana e ciascun battezzato ad assumere mentalità, atteggiamenti e gesti concreti che traducano in fatti e opere quell’amore del prossimo che è uno dei cardini dell’insegnamento evangelico. Il nostro Gruppo si preoccupa di monitorare i bisogni concreti esistenti nella comunità e trovare le risorse per far fronte a tali bisogni. Intanto alcuni membri si stanno preparando attraverso la Caritas Diocesana per istituire poi la Caritas Parrocchiale.

LA CARITAS PARROCCHIALE

«L'amore del prossimo radicato nell'amore di Dio è anzitutto un compito per ogni singolo fedele, ma è anche un compito per l'intera comunità ecclesiale, e questo a tutti i suoi livelli: dalla comunità locale alla Chiesa particolare fino alla Chiesa universale nella sua globalità». (cfr. DCE, 20).
La Caritas parrocchiale è l'organismo pastorale istituito per animare la parrocchia, con l'obiettivo di aiutare tutti a vivere la testimonianza, non solo come fatto privato, ma come esperienza comunitaria, costitutiva della Chiesa. L’idea stessa di Caritas parrocchiale esige, pertanto, una parrocchia "comunità di fede, preghiera e amore". Questo non significa che non può esserci Caritas dove non c’è "comunità", ma si tratta piuttosto di investire, le poche o tante energie della Caritas parrocchiale nella costruzione della "comunità di fede, preghiera e amore". Come se la testimonianza comunitaria della carità fosse insieme la meta da raggiungere e il mezzo, (o almeno uno dei mezzi), per costruire la comunione. Un esercizio da praticare costantemente.

Cosa ci si aspetta dalla Caritas parrocchiale?

Ogni parrocchia, che è volto della Chiesa, concretizza la propria missione attorno all’annuncio della parola
  1. alla celebrazione della grazia
  2. e alla testimonianza dell’amore.
È esperienza comune che ci siano, in parrocchia, una o più persone che affiancano il parroco nella cura e nella realizzazione di queste tre dimensioni. Sono gli "operatori" pastorali, coloro che "fanno" (opera) concretamente qualcosa. Dopo il Concilio Vaticano II, la pastorale si arricchisce di una nuova figura: colui che "fa perché altri facciano", o meglio, "fa, per mettere altri nelle condizioni di fare". È "l'animatore pastorale". La Caritas parrocchiale, presieduta dal parroco, è costituita da figure di questo tipo: un gruppo di persone (ma nelle piccole comunità può trattarsi anche di una sola persona) che aiuta il parroco sul piano dell'animazione alla testimonianza della carità più che su quello operativo di servizio ai poveri. L'obiettivo principale è partire da fatti concreti – bisogni, risorse, emergenze – e realizzare percorsi educativi finalizzati al cambiamento concreto negli stili di vita ordinari dei singoli e delle comunità/gruppi, in ambito ecclesiale e civile (animazione).

Come lavorare per un così alto obiettivo?

L'esperienza e la riflessione avviata negli ultimi anni portano a definire alcuni elementi cardine su cui fondare il lavoro di ogni caritas anche in parrocchia:
  • la definizione dei destinatari/protagonisti del servizio di animazione: i poveri, la Chiesa e il territorio/mondo
  • un metodo di lavoro basato sull'ascolto, sull’osservazione e sul discernimento, finalizzati all’animazione
  • la capacità di individuare, tra tutte le azioni possibili, quelle in grado di collegare emergenza e quotidianità, cioè di intervenire nell’immediato e portare ad un cambiamento nel futuro
  • la scelta di costruire e proporre percorsi educativi, in grado di incidere concretamente nella vita delle persone e delle comunità.
Centrare sull'animazione e sul metodo pastorale il mandato della Caritas, ridimensionando le aspettative sul piano operativo, svincola la possibilità di costituire l’organismo pastorale dalle dimensioni e dalla situazione della parrocchia. In ogni contesto, infatti, seppure con modalità diverse, è possibile promuovere la cura delle relazioni, la conoscenza del contesto, la possibilità di scegliere insieme come agire, alla luce della missione della Chiesa nel mondo.

IL GRUPPO LITURGICO

La Parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tu le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell’universalità della Chiesa. I laici devono abituarsi a lavorare nella Parrocchia intimamente uniti ai loro sacerdoti, ad esporre alla comunità della Chiesa i propri problemi e quelli del mondo e le questioni che riguardano la salvezza degli uomini, perché siano esaminati e risolti con il concorso di tutti; a dare, secondo le proprie possibilità, il proprio contributo ad ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria famiglia ecclesiastica (Apostolicam Actuositatem n.10).
IL Gruppo Liturgico è nato da qualche anno e si preoccupa di preparare la Liturgia domenicale e tutte le Liturgie festive in tutti i loro aspetti, dal canto al servizio liturgico. Nel documento pastorale "Eucaristia, comunione e comunità" (22/5/1983), i Vescovi italiani affermano: "La Messa domenicale sia adeguatamente preparata, coinvolgendo sempre meglio gruppi di fedeli durante la settimana per la riflessione sui testi liturgici, particolarmente sulle letture della Scrittura" (n. 78). E nella nota pastorale "Il rinnovamento liturgico in Italia" (21/9/1983) ancor meglio dichiarano: "Ogni comunità avrà modo di promuovere al suo interno la formazione di gruppi liturgici per la preparazione e l’animazione delle celebrazioni soprattutto quelle domenicali e delle feste più importanti" (n. 9).